Nella biblioteca di papà c'erano libri sulla guerra, su Hitler, sul terzo reich, sull'olocausto, che allora non si chiamava ancora shoah. Spesso li sfogliavo, cercandolo... invano.

Questo non è lui...
Neanche questo.
Lui no
Lui nemmeno
Lui no
E lui nemmeno.
Come se avessi bisogno di vederlo, per credergli.
Lo cercavo tra quei visi scavati. Ma com'era, allora?
Pesava poco più di 30 chili. Aveva la barba? O i baffi? Aveva si e no 19 anni. Aveva ancora gli occhiali... ...o li aveva persi? Ce li aveva i capelli? Portava un berretto? Com'era pettinato? Come il giorno del matrimonio? O come nella foto?
Avevo paura di no riconoscerlo. Avevo paura di riconoscerlo.
Cercavo mia nonna.
Cercavo mio nonno.
Mi sembrava di somigliare a questo bambino.
L'11 novembre andavamo con la scuola a deporre una corona sotto il monumento al milite ignoto.
- Entrate in silenzio, due alla Volta!
Perchè un milite ignoto aveva diritto a una statua in pietra, mentre mio nonno non aveva neanche una lapide?
La mia famiglia era volata via in cenere, dispersa dal vento malvagio della storia.
Le mie notti erano infestate dai fantasmi. Avevo incubi che finivano con mio padre morto.
Mi svegliavo in lacrime e lui tentava di calmarmi, senza fare domande. Del resto, cos'avrei potuto rispondergli? Mi diceva: "E' stato solo un brutto sogno".
Lui non mi raccontava della sua shoah.
Io non gli raccontavo dei miei incubi.
- Dormi. E domattina sarà tutto passato!
da "La Seconda Generazione, quello che non ho detto a mio padre" di Michel Kichka - Rizzoli Lizard

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