di Domenico Palmisani
Concorezzo, 20/04/2014 (Santa Pasqua)
Per vivere con l’animo più sereno io, Domenico Palmisani, nato nel lontano 11 dicembre 1933, ormai sempre pronto al trapasso della soglia terrena secondo la volontà del Padre Celeste, Nostro Creatore, nella gioia e la speranza di poter chiedere sempre il Suo Amore Assoluto e la Sua Benedizione verso tutti i miei cari, anche con l’intercessione della Beata Vergine Maria, madre di Dio e madre nostra, lascio come ricordo, in memoria di me dopo la morte terrena, ai miei figli e nipoti, tutto il mio pensiero umano e affettuoso a loro dedicato.
“Vissuto principalmente in Calabria e successivamente in Toscana e Lombardia, ho avuto modo di conoscere gli usi, i costumi, il folclore, i saperi e i sapori della gente, ho sempre creduto nei valori della vita e ho insegnato il mio credo agli alunni nelle scuole elementari. Nel corso degli anni, e principalmente nell’età più matura, sono venuto a sapere che è un dovere umano comunicare agli altri il proprio pensiero, quando è mirato a favorire il bene comune e la crescita spirituale. Spero di riuscire, nel mio piccolo, a porre alla cortese attenzione di chi mi ascolta tutto il mio pensiero che cercherò di esprimere e distribuire nelle premesse che farò, nelle mie considerazioni e affermazioni, per giungere poi alle relative conclusioni finali.
Premesso che: l’individuo umano è composto di un Corpo mortale e una Anima o Spirito che lo vivifica e lo guida “vita natural durante” (come documentano i Notai) e che l’Anima è immortale perché rafforzata dallo Spirito Santo ricevuto col sacramento del Battesimo e nell’ora del trapasso lascia il corpo e le tenebre che spesso hanno offuscato o rattristato la sua vita terrena per entrare nella luce del regno celeste;
premesso che nell’uomo agiscono la mente, il cervello e il cuore: la mente, nel suo “libero arbitrio”, nel dialogo instaurato dimostra intelligenza, memoria, ricchezza di idee, pensa e programma sia in bene che in male, il cervello se è lucido ordina e fa eseguire le opere sia in bene che in male, il cuore, che racchiude tutti i sentimenti che spesso manifesta anche attraverso gli occhi, sue finestrelle, soffre nel male ma gioisce nel bene, rendendo più sereno l’animo umano;
premesso che la fragilità della natura umana, con orgoglio ed egoismo, induce spesso alla conquista eccessiva di beni personali, nell’indifferenza verso i propri simili più bisognosi, quando i principi evangelici ribadiscono a tutti, credenti e non credenti, di qualsiasi ceto e razza, “ama il prossimo tuo come te stesso e non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te”;
premesso che nella persona, più o meno ricca di personalità, c’è il “Carisma”, il dono dello Spirito Santo, da impiegare nelle opere di bene, che non è stato fatto solo ai Profeti ma è il dono che Dio Trino Creatore, Padre Nostro Amoroso e Misericordioso, ha fatto a tutti i suoi figli, fratelli in Cristo: il Padre Celeste si è immolato nella persona del Figlio fatto uomo per noi (vero Dio e vero uomo) (“verbum caro factum est”) per redimere l’umanità dal peccato ed indicare la via della salvezza eterna;
premesso quanto afferma il filosofo francese Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina, nella sua opera “L’uomo questo sconosciuto”, quando asserisce che nel suo DNA più profondo c’è la Fede e nei momenti di difficoltà sente di aver bisogno dell’aiuto di Dio, come ha bisogno dell’acqua e dell’ossigeno, e si accorge che nella Preghiera si sente rifiorire nella sua personalità, elevandosi al di sopra delle proprie capacità;
premesso anche che nell’uomo non va considerato soltanto l’aspetto biologico ma pure il suo “Oltre” che lo eleva nelle sfere più alte e artistiche, espressioni di poeti, musicisti e pittori, che nelle visioni paesaggistiche, di gioia o di dolore, destano sempre la commozione nel cuore di ogni uomo: è vero che “L’arte rivela ai cuori ciò che la scienza non rivela alle menti”, come è anche vero che il progresso scientifico, la conoscenza, la verità e le leggi degli uomini sono sempre relativi e mutevoli coi tempi storici che cambiano, mentre la perfezione, la verità e la razionalità assolute, come afferma G.B. Vico nella sua opera “ La Scienza Nuova”, sono soltanto esclusivo privilegio di Dio Creatore, verso cui agogna l’uomo di buona volontà;
considerato che con l’enciclica “Pace in terris” del Concilio Vaticano II, durante il papato di Giovanni XXIII, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana aveva già iniziato la sua divulgazione ecumenica di rinnovamento attraverso progetti nuovi e più vivi di evangelizzazione e che il ministero pastorale è stato poi continuato tra i giovani anche dal Papa Giovanni Paolo II e la notte del 2 aprile 2005, quando ha lasciato la terra, anche le stelle hanno pianto a vederlo partire, come ci ricorda la canzoncina a Lui dedicata;
considerato il Ministero Apostolico del teologo Emerito Papa Benedetto XVI, il suo incontro con le famiglie a Milano nell’anno 2012, basato sulla dignità della famiglia, la nobiltà del lavoro e la festa, da tramandare nell’esempio della famiglia di Nazaret;
considerate le sue divine e schiette dimissioni dell’ 11 febbraio 2013 con cui Benedetto ha annunciato al mondo la sua scelta;
considerata l’elezione del 13 marzo successivo di Jeorge Mario Bergoglio “Papa Francesco”, in perfetta linea col poverello d’ Assisi, arrivato a Roma per insegnare non solo alla comunità cristiana ma a tutta la società mondiale la via della pace e della serenità spirituale con le opere di umiltà, di semplicità, di solidarietà, di fratellanza, di tenerezza e d’amore reciproco;
considerato il suo incontro coi giovani fidanzati ai quali ha detto che nella loro nuova famiglia non devono mai terminare la giornata senza aver fatto la pace e gli incontri con gli esponenti politici più potenti per affrontare i problemi di crisi, della povertà, della fame, delle guerre, delle disuguaglianze, delle continue tragedie umane, come i naufragi di Lampedusa, e favorire la crescita culturale del benessere e della pace nel mondo;
considerato che Papa Francesco nell’ “Enciclica” scritta a quattro mani con l’Emerito Benedetto XVI (Evangelii lumen), la luce del Vangelo, rievoca la Sua Esortazione spiegando che il Vangelo non è un rifugio per i sofferenti ma la luce e la gioia da portare agli altri con la presenza di Cristo negli angoli più remoti del globo;
considerato che prega per noi e ci chiede di pregare per Lui, noi ci uniamo anche alla Sua preghiera per ringraziare Dio in tutta la bellezza del creato circostante, sia al risveglio della natura alle prime luci dell’alba, che all’apparente “calo” del sole in un dorato tramonto: bisogna sempre ringraziare l’Onnipotente per il grande dono della vita che ci ha fatto, perché ogni nuovo giorno ci permette di continuare a sognare, a programmare e ad amare.
Dopo quanto premesso e considerato viene spontaneo porsi la domanda: “cos’è la vita?”
Basta ricordare l’interrogativo di Jaufrè Rudel “Contessa, che è mai la vita? E’ l’ombra di un sogno fuggente; la favola breve è finita; il vero immortale è l’amore”.
Mi avvio alle conclusioni affermando:
che nell’anno della fede, di giubilo ecumenico, iniziato l’ 11 ottobre 2012 ma terminato il 24 novembre 2013 con la festa di Cristo Re, tutti i fedeli si sono sentiti rinnovati nello spirito;
che la Parola di Dio deve essere non solo ascoltata ma anche meditata e vissuta nella nostra vita quotidiana;
che nella famiglia, nella virtù e non nel vizio, deve circolare sempre il dialogo, ci dev’essere lo scambio continuo interpersonale dell’amore, del dono e del servizio;
che vanno ritrovati i valori della vita nell’educazione dei giovani (e questo è il delicato compito non solo dei genitori ma anche della scuola) e ricercati i sentimenti del cuore umano nelle missioni di solidarietà tra i popoli, per un mondo civile più in pace, una società più sana, e per un’Etica di bene, di giustizia e di serenità interiore;
che in natura il bene comune è raggiungibile solo attraverso opere di beneficenza, di solidarietà e d’amore perché il senso della vita è l’amore, l’amore che regge il mondo, l’amore che affratella gli animi, nell’amore di Dio Padre Creatore, e dove regna l’amore non c’è mai la morte perché si continua a vivere coi propri cari nei ricordi e in comunione di spirito al di là delle percezioni sensoriali.
Concludo dicendo che l’amore è la ricchezza dello spirito, che è umano e doveroso offrire il nostro sorriso di conforto e di speranza a chi ne ha maggiormente bisogno, perché il sorriso e la gioia di continuare a vivere possono sempre allietare ogni tramonto terreno di pace e serenità spirituale.
Auspico che in ogni famiglia, fra lo scambio dei regali, la Pasqua del Signore Gesù sia anche motivo di raccoglimento e di riflessione, per essere tutti più buoni, nella speranza che il Natale dell’ Altissimo, la Sua Crocifissione e la Sua Resurrezione portino presto nei popoli, ancora oggi così sofferenti, la serenità spirituale tanto agognata.”
DOMENICO PALMISANI
Ultimi commenti