"La sera della vigilia di natale, per quindici anni avevo portato il cane a fare la sua passeggiata, prima di raggiungere la famiglia a casa di mia zia per il cenone. Quella sera del '90 mi ritrovai da solo e pensai che era il momento dell'addio. Presi il guinzaglio, che portavo sempre, anche se il cane, soprattutto la sera, lo lasciavo libero, uscii e vagai per le strade attorno a casa. Sapete, Randy aveva sempre le unghie un po' troppo lunghe e quando camminava faceva un ticchettio inconfondibile sulla strada. Quella notte, mentre camminavo da solo per le strade deserte, cercando di non mettermi a piangere, io sentii - giuro che lo sentii - quel ticchettio alle mie spalle. Non mi voltai nemmeno una volta, perchè non volevo che lui sparisse e che la nostra ultima passeggiata finisse in quel modo. Non mi voltai nemmeno quando arrivai al portone di casa e lo aprii, e lo tenni aperto per qualche istante, come facevo sempre, per lasciare che Randy entrasse."
Non l'avevo mai raccontata a nessuno, questa storia, sentivo il mio respiro, guardavo diritto avanti e sentii una lacrima grossa che si staccava dall'occhio destro e scendeva sulla mia faccia. Me la tolsi con l'indice e mi stropicciai gli occhi.
"E mentre tenevo il portone, senza che ci pensassi, mi vennero le parole."
"che parole?" disse Giampiero a voce bassissima,
"Il Signore è il mio pastore, e mi guida."
da "Né qui né altroVe, una notte a Bari"
di Gianrico Carofiglio
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