E io,
continuavo a sognare
le grandi praterie
o forse gli azzurri pascoli del cielo
le distanze sterminate del mondo
in questo bisogno dell'aurora
E continuavo a pensarmi in viaggio
lungo strade perdute all'orizzonte
toccare mura che parlano di altre vite
sopra terre che esalano la storia
E continuavo a vedermi
lavorare quel terreno inzuppato di lacrime
con foga degna di uno stupratore;
e tu, seduta la mio fianco
col sorriso che si riserva ai bimbi
toccavi questa terra intrisa d'amore
E continuavo a osservarmi
sudato e perduto in pensieri
parlarmi con foga
e sfogarmi con impeto a cospetto di un cane
E continuavo
a perdermi sempre più intensamente
in questo vortice di soluzioni
mentre la strada
correva ancora all'orizzonte
penetrandolo e gettandosi in esso
come fosse l'immenso utero dell'umanità
E io
precipitavo in paradisi artificiali
preso da questa spirale
dove milioni di parole
non avrebbero risvegliato la mia anima
E io,
ormai ridotto ad un granello di polvere,
urlavo nella notte
il mio nome
credendo fosse il tuo
E io continuavo,
come Cristo difronte alla Vergine,
a sanguinare il frutto del peccato originale
la necessità di vivere,
il momento di morire,
tutto racchiuso in questa storia
E io
ho finalmente detto..... basta!
e ho richiuso
il rubinetto del dolore
lasciando cadere solo poche gocce,
affinché potessi inumidirti le labbra
e sentirne il sapore amaro.
V. (1993)
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