“La Sacra Cintola”
Il Duomo e la città di Prato.
Il Papa Giovanni Paolo II in visita a Prato il 19.03.1986 disse: “città e tempio crebbero insieme”. Infatti l’antica Pieve di Santo Stefano crebbe attraverso i secoli, la piazza divenne la piazza del popolo e Prato meta di pellegrinaggi.
Il 4 aprile del 1395 fu una Pasqua davvero eccezionale e memorabile per i pratesi per due motivi: la celebrazione della Risurrezione del Signore e la Glorificazione della Vergine Maria, con la “Traslazione del Sacro Cingolo” che prima era custodito nella parte inferiore dell’altare maggiore.
Tale reliquia, la Cintura o “Cintola”, come la chiamano i pratesi, ha una lunga storia.
Si narra che la Madonna, al momento della sua Assunzione al cielo, lasciò, come ricordo, la sua cintura a San Tommaso, l’unico apostolo che non era vicino a lei al momento del suo trapasso. Il prezioso cimelio da Tommaso, dopo tante generazioni, giunse ad una fanciulla di Palestina di nome Maria, che il pratese Michele Dagomari, che si trovava in quelle terre per devozione e commercio, prese in sposa.
La reliquia fu il ”Tesoro” che Michele portò con sé a Prato nel 1141 e che in punto di morte, nel 1173, affidò al Proposto della Pieve di Santo Stefano, nel canestro di giunchi marini dentro il quale l’aveva ricevuta.
Si narra che nel 1312 un certo Giovanni con nomignolo di “Musciattino” abbia rubato la preziosa reliquia ma fu catturato e poi bruciato presso il fiume Bisenzio. Si dice inoltre che la sua mano mozzata per la punizione del furto commesso sia stata scagliata dalla folla sul fianco destro della Cattedrale e col sangue abbia lasciato l’impronta, che si vede in alto a sinistra della seconda porta, vicino al campanile. Dopo la grave peste del 1348 i cittadini pratesi nel culto della cintola, sicuri della loro operosità, trovarono la forza per uscire dalla crisi.
A questo punto va ricordato il ricco mercante pratese Francesco di Marco Datini, nato nel 1335, ormai di fama internazionale, che a seguire dal 1358 favorì lo sviluppo e la crescita della città nelle industrie manifatturiere e principalmente nella lavorazione del tessuto. Il Datini ospitò nel suo bellissimo palazzo in Prato il Papa Alessandro V e nell’anno 1409 il Re Luigi II D’Angiò, al quale fece anche un prestito. Morì nel 1410 lasciando i suoi beni al Ceppo dei Poveri, detto “Ceppo dei Poveri di Francesco di Marco Datini” in Prato.
Nel XIV e XV secolo giunsero a Prato i più famosi artisti del tempo e proprio all’ingresso della Pieve fu costruita la “cappella” nella quale venne custodito il Sacro Cingolo, nel cofano d’argento sbalzato mirabilmente allestito. La cappella e la Madonna col Bambino in braccio sono opere di Giovanni Pisano, mentre la stupenda cancellata in bronzo è opera di Maso di Bartolomeo. Da Lucca era venuto Mastro Guidetto, che “rifece” l’antica Pieve nel 1212, ma un secolo dopo Giovanni Pisano raddoppiò i volumi della chiesa. Gli affreschi all’interno della cappella, rappresentanti la vita di Maria e la storia della cintola, sono opere di Agnolo Gaddi.
Dalla loggia del Ghirlandaio, dove è raffigurata la Vergine mentre porge la cintola a Tommaso, si mostra la reliquia ai fedeli che si trovano all’interno del Duomo.
Si arriva poi al “pergamo” o Pulpito esterno, in angolo sulla piazza, costruito da Donatello e Michelozzo, nel 1438, opera meravigliosa che Gabriele D’Annunzio definì un prodigio del cielo.
Nel Duomo si ammirano anche i dipinti di Paolo Uccello, che raffigurano la vita della Vergine Maria e gli affreschi di Filippo Lippi sulla vita di Santo Stefano e di Giovanni Battista.
Il Duomo è stato restaurato col “serpentino verde” del Monteferrato e col marmo di Massa, ha il Campanile con le arcate gotiche e sul Portale figurano i 15 gradini che Maria saliva per andare al Tempio. L’Ostensione della “Sacra Cintola”, fascia di finissima lana, lunga 61 cm e larga circa 2,2 cm, viene eseguita dal Vescovo ai fedeli dal Pulpito di Donatello, in presenza del Sindaco, del Segretario Comunale e di due testimoni, cinque volte l’anno: Pasqua di Risurrezione – 1 maggio – 15 agosto – 8 settembre – Natale del Signore.
E’ noto ormai da anni che l’ostensione più attesa è quella dell’8 settembre, Solennità della Natività di Maria, quando centinaia di figuranti partecipano al “corteggio storico” e i sindaci delle città toscane e di quelle “gemellate” rendono omaggio alla Sacra Cintura e alla città di Prato. Pellegrini illustri arrivarono a Prato per rendere omaggio al Sacro Cingolo. Fra questi vanno ricordati: San Francesco nel 1212, Alessandro V, Luigi D’Angiò, San Bernardino da Siena, il Papa Eugenio IV, Giovanna d’Austria, Maria de’ Medici, il Papa Pio VII, il Papa Pio IX e ai nostri tempi la memorabile visita del Papa Giovanni Paolo II, nella festività di San Giuseppe il 19 marzo 1986. L’8 settembre 2008, giorno dell’Ostensione del Sacro Cingolo della Madonna, fu possibile ammirare la stoffa, prodotta dall’istituto Tullio Buzzi di Prato, per foderare la nuova teca, in oro bianco, argento dorato e pareti in cristallo, costruita su precisa indicazione del maestro padovano Giampaolo Babetto, uno dei più grandi artisti orafi a livello internazionale, incaricato dal comune e dalla diocesi di Prato, di creare la nuova custodia della preziosa reliquia.
Per la realizzazione dell’opera viene sottolineato l’impegno lodevole e ammirevole del vicesindaco Roberto Bencini, di sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Gastone Simoni, del Dottor Claudio Cerretelli, direttore dei Musei diocesani, del Dottor Guido Biancalani, Presidente dell’Associazione Ex allievi del Buzzi, del Preside Dottor Francesco Rossi, dei professori che con grande competenza hanno guidato gli allievi nella creazione del tessuto, dello studente Andrea Lascialfari, il cui bozzetto è stato ritenuto il migliore e del professore Luigi della Rovere, che, con professionalità e dedizione, ha anche pubblicato il saggio dove racconta la storia della Sacra Cintola nella terra di Prato ed illustra le tecniche eseguite per ottenere la stoffa preziosa a foderare la teca e a lasciare come ricordo storico nel “Museo del tessuto”.
Nell’album di famiglia, progetto e testi, del Dottor Claudio Cerretelli e del Dottor Gianni Rossi, datato 6 gennaio 2004, solennità dell’Epifania del Signore, celebrando il 350esimo anniversario dell’istituzione della Diocesi di Prato, avvenuta nel 1653, Monsignor il Vescovo Simoni ha ricordato alla comunità pratese che: “Con l’evangelizzazione e la diffusione della Chiesa Cattolica Romana il genere umano è sempre in cammino sulla via della Salvezza e che l’universale famiglia cristiana nell’adempimento del proprio lavoro quotidiano compie ogni sforzo per superare le difficoltà della vita e raggiungere la felicità eterna nella grazia del Signore, con la forza dello Spirito Santo ricevuto col Battesimo.” Nella famiglia, nella virtù e non nel vizio deve circolare sempre il dialogo, ci deve essere lo scambio continuo interpersonale dell’amore, del dono e del servizio. Vanno ritrovati i valori della vita nell’educazione dei giovani e ricercati i sentimenti del cuore umano nelle missioni di solidarietà tra i popoli, per un mondo civile più in pace, una società più sana e per un’Etica di bene di giustizia e di serenità interiore.
Nell’uomo il DNA più profondo è la fede e ogni persona, di qualsiasi ceto e razza, in religione prega con la sua forma di preghiera, perché sente di aver bisogno di Dio, come ha bisogno dell’acqua e dell’ossigeno. Nella preghiera, come afferma lo scienziato francese Alexis Carrell, premio nobel per la medicina, l’uomo fiorisce nella sua personalità e si eleva al di sopra delle proprie capacità.
In natura il bene comune è raggiungibile solo attraverso opere di beneficenza, di solidarietà e d’amore, perché il senso della vita è l’amore, è l’amore che regge il mondo, l’amore che affratella gli animi nell’amore di Dio Padre Creatore. L’amore è la ricchezza dello spirito ed è umano e doveroso offrire il nostro sorriso di conforto e di speranza a chi ne ha maggiormente bisogno, perché il sorriso e la gioia di continuare a vivere possono sempre allietare ogni tramonto terreno di pace e serenità spirituale.
Il Vescovo di Prato Monsignor Gastone Simoni, sempre nell’album di famiglia, ha puntualizzato la storia della diocesi con i suoi Comuni di Prato, Vaiano, Vernio e Cantagallo, con oltre 84 parrocchie, 94 sacerdoti e tutti gli altri operatori ecclesiastici. Ha inoltre ricordato l’opera insigne di apostolato del suo predecessore Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato dal 1954 al 1991, a cui si deve la memorabile pastorale operosità nella crescita della città e l’introduzione dei “corsi di preparazione al matrimonio cristiano”.
Dal 1992 Sua Eccellenza Monsignor Gastone Simoni svolge la sua missione apostolica con mirabile giurisdizione, sempre presente in ogni circostanza e manifestazione pratese, per favorire la crescita spirituale nella vita della Diocesi e dei suoi laboriosi cittadini. Sempre, S.E. il Vescovo Simoni, sabato sera 5-12-2009, nel duomo di Prato ha presieduto, con seguente messa solenne, l’inaugurazione della “ Porta della Luce” opera dell’artista Pino Spagnulo, alta metri 3,37 e larga metri 2,40, sul monumento sepolcrale sotto cui giace già il primo vescovo residenziale della diocesi Mons. Pietro Fiordelli. La “porta della luce” indica alla comunità cristiana che l’uomo, nell’ora del suo trapasso, lascia il suo corpo mortale e le tenebre che spesso hanno offuscato e rattristato la sua vita terrena ed entra con lo spirito avuto in dono nel regno dei cieli, dove si può godere della felicità eterna, nella gloria del Paradiso, dove è sempre luce ed amore, nell’amore infinito di Dio Padre Trino e Salvatore.
La ricorrenza della natività di Gesù, fatto uomo per noi, sia per tutti, e fra lo scambio dei regali, motivo di raccoglimento e di riflessione con l’augurio e la speranza che il Natale dell’Altissimo porti presto nei popoli, ancora oggi così sofferenti, la serenità spirituale tanto agognata!
Prato, lì SANTO NATALE 2009.
Domenico Palmisani
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