Ho letto il libro in pochi giorni.
Del resto esponeva una teoria che propongo da tempo. Il paese si è uniformato verso il basso, non verso il meglio.
Il localismo è solo una scusa per atteggiamenti razzisti e isolazionisti, niente che riguardi il mantenimento di una cultura millenaria. La diffusione del malaffare, del dissesto organizzato, del malfunzionamento e della bassa produttività è oramai un male comune, riguarda tutti. Non ci sono più regioni virtuose, province speciali, la delinquenza, l'evasione, ci attanagliano.. ma più di tutto ci attanaglia la paura.
La prima parte del libro è insomma del tutto condivisibile, a tratti geniale, per me.
La senconda parte, invece, dove si analizzano le personalità di una parte della classe dirigente, appare debole, a volte ruffiana, con una tendenza al non vedere le mancanze ed esaltare le qualità.
Se il paese si strova in questo stato è anche responsabilità di una classe dirigente ignorante, corrotta, inutile, parassita,e non è questione di colore politico o di professione, la cosa riguarda tutti: politici, imprenditori, religiosi, giornalisti, etc.. è vero esistono le eccezioni ma a mio parere sono veramente poche. Aldo Cazzullo appare a tratti civettare con queste "personalità", a tratti perdonare un po' troppo.. insomma va bene dare speranza, ma va data in termini realistici.
E' un libro comunque che consiglio a tutti, dividerà, farà discutere, ma è bene interrogarsi sul nostro stato.
V.
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