Da Repubblica.it
All'"Incudine" il premier sostituisce il titolare
E Martelli tiene gli autori all'oscuro delle domande
E Berlusconi arrivò in tv
con il regista ad personam
di SEBASTIANO MESSINA
ROMA - Berlusconi non si accontenta più di
decidere quando andare in onda, dove andare in onda e con chi andare in
onda. Non si accontenta più di portarsi dietro un truccatore personale,
un consigliere-suggeritore e un "curatore dell'immagine" che dà
istruzioni tassative sulle inquadrature consentite e su quelle vietate.
No, adesso il presidente del Consiglio arriva in studio con il suo
regista personale. Che non affianca il titolare della trasmissione, ma
semplicemente lo sostituisce: prende il comando dello studio, dirige la
puntata e poi va via insieme al Cavaliere.
Non era mai successo, nella storia della televisione italiana, che a un
intervistato - per quanto eccellente - venisse concesso un simile
privilegio. Non era mai successo fino a venerdì scorso, quando Silvio
Berlusconi si è presentato allo studio 3 di Cinecittà per registrare la
puntata de "L'incudine", la trasmissione di Claudio Martelli. Che si
trattasse di una puntata speciale, la redazione del programma l'aveva
già capito: mandata in onda da Italia Uno abitualmente il giovedì dopo
la mezzanotte, grazie all'arrivo del premier la trasmissione veniva
eccezionalmente collocata nella prima serata di sabato, al posto del
film "Men in black" (e così velocemente da non lasciare neanche il
tempo a "Tv Sorrisi e Canzoni" di aggiornare i programmi).
Non solo, ma gli autori del programma - i più stretti collaboratori del
conduttore nella preparazione delle interviste - erano stati
insolitamente tenuti all'oscuro delle domande preparate da Martelli per
il premier. "Il presidente arriverà con la sua squadra", aveva
avvertito la segreteria di Berlusconi. Nessuno però aveva capito che in
quella squadra ci sarebbe stato anche il regista: Maurizio Spagliardi,
un professionista ingaggiato da Mediaset per "Il senso della vita" (che
evidentemente deve aver conquistato la piena fiducia del premier con la
puntata dedicata al suo amarcord familiare).
Il fatto è che non l'aveva capito neanche il regista della
trasmissione, Sergio Colabona (lo stesso di "Affari tuoi"), il quale
stava arrivando a Cinecittà quando è stato fermato da una telefonata
perentoria: "Non venire, non ce n'è bisogno". Gelo negli studi, grande
imbarazzo in cabina di regia, mentre Martelli - lasciando fuori dalla
porta gli autori, increduli e furenti - si chiudeva nel suo camerino
con Giorgio Mulè, il vice di Mauro Crippa al vertice della piramide
Mediaset dell'informazione. Poi è arrivato Berlusconi, con il resto
della squadra (da Paolo Bonaiuti, che faceva sì-sì o no-no da dietro le
quinte, a seconda degli argomenti toccati da Martelli, a Roberto
Gasparotti, il meticoloso curatore delle inquadrature presidenziali). E
Spagliardi, il regista "ad personam" ha dato il via alla registrazione.
Anche stavolta, come era già successo in tutte le altre trasmissioni
che avevano ospitato il Cavaliere, era tassativamente proibito il primo
piano: concesso, al massimo, qualche piano americano. E naturalmente
nessun cameraman s'è azzardato a puntare la telecamera sulle scarpe
dell'ospite (che hanno colpito tutti i presenti per l'altezza del tacco
e lo spessore del rialzo interno).
La trasmissione poi è andata come è andata. Due ore e mezzo di
interminabili sermoni berlusconiani, così pesanti che alla fine Mulè e
il regista si sono guardati in faccia sconsolati, domandandosi se ci
fosse un modo, magari col montaggio, di rendere un po' più commestibile
quel diluvio di parole. Non c'era, purtroppo. Nonostante il
dimezzamento delle interruzioni pubblicitarie - altra misura "ad
personam", del tutto inusuale per una rete commerciale - l'indomani
l'Auditel avrebbe registrato uno share del 7 per cento, che per gli
addetti ai lavori significa, in prima serata, "flop spettacolare". In
fondo, al regista "titolare" è andata bene: adesso è l'unico che può
dire "io non c'ero".
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