Lo
voglio? Non lo voglio? Ma come faccio a sapere quello che voglio
veramente?
Questi
pensieri mi tormentavano mentre osservavo con attenzione la sfumatura
dei collant della cassiera; il sudore cominciava a colarmi lungo il
collo. Come potevo fare una cosa del genere, come si può
punire un tale angelo, una simile grazia di Dio, un bignè di
cotanta fattura. Con quale coraggio un misero essere con la barba di
due giorni, il complesso edipico ancora irrisolto e vari problemi
ormonali poteva puntare una Beretta in viso ad una simile bellezza.
Oh Cristo! Si può essere più sfigati di così?
Ho
preparato questo colpo per mesi e non ho tenuto di conto il fattore
D, il punto più fragile della catena, me. Perché ogni
volta che vedo certe cose la mia scorza d’uomo che non deve
chiedere, mai, si riduce ad un impasto di violette e sandalo? Oh
Cristo! La pistola mi sta facendo sudare nelle mutande. Oltre tutto è
veramente difficile camminare con questa Berta tra le gambe.
Sento le ascelle ormai ridotte a due paludi acquitrinose.
Cristo!
Cristo! Cristo! Forse potrei invitarla a cena e raccontarle tutto.
Non ha neanche la fede. Mi fissa intensamente. Mi ha notato!
Sospetterà di me o sarà affascinata? Magari le
piacciono i rapinatori, gli avventurieri.
<-
Signore la prego, si sbrighi! Non vede che fila si è formata?
>. Aveva la voce di una gallina starnazzante.
Decisi
senza esitazioni di procedere col piano.
<-Signorina
coccodè, questa è una rapina!!! Tutti a terra! Siete
nel bel mezzo di un film su Butch Cassidy! Questa è una
rapina!!!> la voce mi uscì soddisfatta e piena, proprio
come nei migliori sogni di Dillinger. L’oca mi guardò
basita, non se l’aspettava. Questa fagiana che guadagnava tre
milioni il mese trattando male i clienti finalmente se la faceva
sotto. Mi sentii investito di un ruolo sociale al quale non avevo mai
pensato. Il rapinatore di rapinatori. Mi piaceva pensarla come Brecht
e Marx. Per un attimo pensai anche a Stalin, ma anche un rapinatore
come me si vergognò.
Riuscii
a tirare fuori la berta dalle mutande, ero decisamente sudato. In
quel momento mi sovvenne un pensiero atroce. “Mamma!”. “Devo
sbrigarmi“ pensai.
Puntai
la Colt sul viso dell’oca cosciuta <-Avanti fuori il denaro, e
muoviti! O ti spappolo la zucca di Halloween>
<-Chi
credi di spaventare Salvatore Giuliano! Sono maestra di Karatè,
terzo dan! Il tuo giocattolo ad acqua non mi fa paura>. Rimasi
esterrefatto. La sua stupidità era paragonabile alla sua
bellezza. La stesi con un gancio alla Tyson, anche se il mio mito era
Boom Boom Mancini.
<-
C’è qualche altro eroe alla Clint Eastwood qui dentro?
Ditelo subito almeno concludiamo il film!>
La
Filiale dodici della Cassa di Risparmio di Montecuccoli ammutolì.
Ero davvero un bel protagonista. M’immaginai ripreso dalle
telecamere con la maglietta CK che metteva in risalto i muscoli e i
miei jeans Armani, nati per far risaltare questo splendido
fondoschiena. Veramente uno splendido quarantenne.
Individuai
un tipo pelato in maniche di camicia, mi sembrò il soggetto
adatto, modello Berlusconi.
<-
Hey Ragioniere, riempi questo sacco di soldi fitti fitti!>
Borgnine
cominciò a stivare i soldi nel sacco. Era proprio adatto al
ruolo. Il ragazzo sudava abbondantemente e puzzava come una capra
incinta. Le gocce di sudore gli imperlavano la fronte per andare poi
ad infrangersi sulle banconote. Che schifo, pensai. Quei soldi li
darò a Mario.
In
quel momento sentii le sirene della pula avvicinarsi.
<-Sbrigati
carciofo!> Urlai.
Cristo!
Oh Cristo!
Minchia,
ma quanto ti ci vuole?
Finì
di riempire il sacco ma esitò un attimo di troppo.
Lo
Colpii in mezzo alla fronte. Preciso! Pensai.
Dopo……
l’inferno. Un cretino di guardia giurata comincio a spararmi non
beccandomi neanche di striscio.
Risposi
al fuoco stendendolo. E vai!!
Sennonché
non avevo calcolato i rinforzi. Entrarono a centinaia. Ne stesi
decine prima di avvertire uno strano languore allo stomaco. Non era
fame. Era la fine.
V.D'Agostino
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