Il
mondo è un lento mantello nero, ormai ammutolito dal silenzio
di mille e mille campane.
La
mia anima in fiamme esplode fendendo il cielo, portandosi appresso
quanto rimane della mia coscienza.
Ho
ucciso il mio amore. Ho distrutto il sogno della mia infanzia.
Finalmente, o no!?
Mia
madre alfine contenta. La sua bimba è donna…., e che donna!
Mio
padre orgoglioso di questa bambina capace di contrastare il mondo con
la forza delle unghie. Questa donna in carriera che non deve
appoggiarsi a nessuno, che non deve aver tempo per sentimentalismi.
Hanno
del resto sempre voluto così…
Lui
è li. Nero fardello sdraiato nel buio. Gli occhi ancora
sgranati per la sorpresa. Le mani serrate a pugno.
Ancora
i segni delle lacrime attorno agli occhi.
Ancora
quegli occhi che mi penetrano come fari nella notte.
Perché?…
“E’
il tempo dell’amore…” la radio mormora sommessa nel buio..
Un
merlo canta le sue passioni in giardino.
Ritocco
il mio trucco, questo mascara non è adatto ad una nuova donna.
Quando
arriveranno mi farò trovare in ordine.
Faccio
i miei bisogni. Metto anche il rossetto ed esco frettolosamente dal
bagno.
I
suoi occhi sono aperti ad una domanda infinita.
Perché?
Perché
amore?
Perché…
forse perché solo da morto hai potuto cambiare la mia vita.
Sono cresciuta tesoro…
Vedo
nello specchio i primi sintomi dell’alba fare capolino
all’orizzonte. Curiosamente il tetto della mercedes riflette i
raggi trasformandoli in aghi rosa.
La
mia vita imboccherà una strada diversa, nuova. Senza genitori,
senza compagni che seguano i miei passi.
Sono
una donna.
Sento
le sirene avvicinarsi.
Quando
li ho chiamati non credevano alle mie parole.
“Signora!
Sta scherzando?”; “No, venitemi a prendere, ho ucciso mio
marito!”
Dopo
ho telefonato a mio padre.
“Ho
fatto come mi hai sempre detto! L’ho lasciato! Addio Papà!”
Non
gli ho dato il tempo di replicare. Mi avrebbe dato ragione. Ancora
una volta.
“Te
voglio bene assai…” La radio gracchia ancora.
Esco
in giardino e annuso l’aria fresca del mattino primaverile. L’erba
crocchia sotto i miei piedi, vibro di piacere, dove andrò ora
non ci sarà erba.
Mi
siedo sullo scalino e aspetto….aspetto……
Aspetto e piango di felicità.
V.D'Agostino
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