Ci sono giorni in cui non capisco bene che lavoro faccio. E neanche se lo faccio. Mi sembra di aver passato la giornata a chiacchierare, a raccontare cose più o meno giuste. E la gente mi paga pure.
Non capisco se sono io a farmene un problema inutile(e a favorire le mie insicurezze) oppure se veramente sono un improduttivo...
Dire a qualcuno come deve fare qualcosa e perchè lo deve fare è un lavoro? Scrivere un grafico organizzativo è un lavoro? Controllare i conti di un'azienda è un lavoro? Dare la mansioni a qualcuno è un lavoro?
Evidentemente si, ma allora perchè io a volte mi sento cosi' demotivato?
C'è un tizio che mi telefona almeno 10 volte al giorno, e gli spiego un sacco di cose, ma in fondo non gli dico nulla a cui non potesse arrivare da solo.
Che usare la voce così spesso sia solo un modo di coprire il rumore di fondo? Per non ascoltare il vuoto esistenziale. Forse dentro me si è davvero insinuato il dubbio che solo il lavoro fisico/manuale sia lavoro(residuato di ideologie teologiche derivate). Forse non riconosco alcune forme di sviluppo del pensiero.
Forse ho bisogno di una vacanza.
Ma non lo sono tutti i giorni?
V.
il dubbio è forte: siamo colleghi?
Scritto da: luke | set 28, 2005 a 22:02
non so, io sono un rag. professionista(commercialista) che si occupa di tutto: fallimenti, perizie, management, consulenza strategica, societario, contabile, etc....
insomma uno scoppiato!!!!
V.
Scritto da: Vladimiro | set 29, 2005 a 09:58