Cara Dottoressa,
sono venuto a dirle che oggi, a sorpresa, si conclude il nostro rapporto, dopo 5 (forse 6) lunghi anni. E' molto difficile poterle dire queste parole, quindi, prima di dirle, me le scrivo.
Sono stati anni lunghi, ricchi, complicati, bellissimi, critici e terribili, è successo di tutto... ho perso persone che amavo, ho guadagnato altre persone, ho vissuto momenti straordinari accanto alla persona che amo, ho vissuto momenti terribili con lei, mi sono spesso sentito inadeguato, ho fatto errori tremendi, ho fatto recuperi tremendi, ho scoperto altre parti (non solo fisiche) del mondo, ho gestito la mia incompetenza, riuscendo spesso a nasconderla, non ho gestito abbastanza le mie paure, mi sono lasciato scappare occasioni uniche, ho trovato occasioni sotto al tappetino... insomma ho vissuto una vita interessante ma complicata, come quasi tutti...
E allora, mi chiederà, perchè se ne vuole andare?
E io le risponderò che ho bisogno di chiudere una fase della mia vita, ho fatto errori che mi hanno allontanato dalla felicità, e questo non è dipeso da lei, è dipeso dalle mie paure, dai miei sensi di colpa, dalla mia vigliaccheria, dal credere che è più facile stare in silenzio che avere il coraggio di affrontare le cose... ma la cosa più grave è che ho reso infelice la persona che più ho amato in vita mia, l'ho delusa molteplici volte, non ho avuto il coraggio di piegare il (mio) mondo. Ovviamente non imputo a lei, dottoressa, i miei fallimenti, anzi, se sono riuscito spesso a rialzarmi lo devo proprio a lei, alla capacità di comprendermi e tollerarmi, virtù che spesso non ho trovato, in gioventù, da chi avrebbe dovuto instradarmi al mondo.
Non so se si possa dire che ognuno è il risultato dei propri errori, ma è certo che io mi senta così...ho imparato a stare al mondo sbattendo da faccia continuamente, e sono solo all'inizio. Nonostante l'età, non più verdissima, ho ancora molto da imparare...
E allora le lezioni che ho appreso da/con lei sono soprattutto due:
1) bisogna lottare per stare al mondo, le cose non ci vengono regalate, bisogna aver coraggio, anche nei sentimenti, nell'amore, nella guerra. Io devo prendere la mia strada e lottare, molti mi dicono che l'ho sempre fatto, che mi sono saputo guadagnare il pane, ma difronte a certe sfide, quello che ieri ti sembrava tanto/troppo, ti accorgi che non è niente, ci sono sfide, scalate, che richiedono prestazioni ancora e sempre superiori, ed è quello che mi accingo a provare. Sangue e dolore, polvere da sparo e terra, non c'è altro per poter provare qualche grammo di felicità.
2) Le persone che ci stanno vicine sono imperfette, esattamente come noi. E allora bisogna accettarle così come sono (averne benevolenza, come dice una cara amica), bisogna amarle per come sono. E' una cosa che ho compreso da poco, ma l'ho compresa grazie al lavoro fatto con lei, ho passato molto tempo ad idealizzare la persona che amavo, a non accettarla completamente, a pensare che avrei avuto diritto a qualcosa di meglio. E invece il meglio è già quel sentimento che non ha bisogno di dettagli, se tu ami non è cosa che puoi scegliere, lo farai sia che sia alta o bassa, che sia bella o brutta, che sia simpatica o meno, che abbia voglia di lavorare o sia una scansafatiche, è così, non ci sono scorciatoie. Ovviamente questo non impedisce di doversi/volersi migliorare a vicenda, non deve nemmeno impedire di poter cambiare le cose. E questo, stante la mia completa ignoranza in fatti di affetto, è il suo/nostro più grande traguardo.
Ora la saluto, mi tremano le gambe, non so se mi troverò a mendicare per le strade (come le ho detto tante volte), se avrò accanto a me la persona che amo, se il mio corpo e il mio cuore continueranno a sorreggermi, se della mia famiglia di origine sarà rimasto qualcuno, se gli amici capiranno, se ci saranno compagni di viaggio, se saremo ancora tutti qui...
L'unica parola che mi sento di dirle è "grazie", grazie per avermi accompagnato al margine di questo bosco oscuro, per avermi indicato la strada.
Ora devo percorrerla.
V.
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